UNITA’ ABITATIVE

Luogo: Associazione Alterego, via Calvi, 101 Mantova

Destinatari del progetto: bambini con ADHD e difficile vissuto psicologico

Età media: 6-12 anni

Nell’estate del 2015 ho avuto il piacere di incontrare e conoscere la psicoterapeuta Paola Garbi, fondatrice dell’Associazione Alterego, con sede a Mantova. In seguito a lunghe conversazioni, Paola Garbi mi incoraggiato a ri-pensare lo spazio dell’Associazione, intendendolo come «luogo dello stupore», elaborando un progetto per i bambini da lei seguiti che abitualmente lo frequentano. Il disturbo da Deficit dell’Attenzione con Iperattività è una patologia dell’età evolutiva. Essa ha un effetto particolarmente dirompente, connotando negativamente il rapporto che il bambino ha con se stesso, il suo contesto familiare, la sua esperienza scolastica. Accanto al disturbo specifico dell’attenzione i bambini presentano, in comorbidità, un disturbo del comportamento: molto frequenti sono i disturbi relazionali. A causa dell’aggressività che i bambini evidenziano, i rapporti con l’alterità appaiono compromessi. Il minore, infatti, non è in grado di esercitare le abilità sociali, che fanno nascere le amicizie fra coetanei. Spesso e volentieri sono bambini rifiutati dai compagni, con bassa autostima, sensazione di non essere capace. Il setting progettato per il laboratorio ha visto la stanza ricoperta interamente da enormi fogli di carta bianca, rendendola asettica, priva di ulteriori stimoli e distrazioni. Parte importante dell’ambientazione erano i numerosi cuscini a pouff bianchi da me cuciti in varie dimensioni, pensati per favorire un ambiente rilassante, ovattato, di un bianco silenzioso, assoluto. Il concetto di setting, per definizione, indica un «contenitore»: lo spazio doveva divenire anche visivamente un involucro, andando incontro ai bisogni particolari di questi bambini, invitandoli a dis-tendersi, ovvero rilassarsi, ma anche tendere gli uni verso gli altri. Altri cuscini erano stati già disegnati da me, a forma di matite. L’obiettivo era quello di giocare con un bianco accogliente, invitante…come se i bambini fossero invitati ad entrare letteralmente in un foglio di carta bianca, uno spazio inizialmente neutro. Nel corso degli incontri, i bambini si sarebbero fatti man mano spazio, avrebbero trovato un loro «rifugio, postazione» su un pouff, disegnando a pancia in giù comodamente per terra, ma anche nel luogo circostante: sui cuscini, sul pavimento, le pareti. Lo «spazio dello stupore», per «poter essere», appariva ora una planimetria di carta bianca che attendeva curiosa di tras-formarsi in supporto per le loro invenzioni fantastiche, tracciando sui muri porte su mondi altri, sui pavimenti ponti tibetani, giardini segreti in grado di abbattere quelle quattro mura, per imbattersi poi, con rinnovato coraggio, in galassie sconosciute. Il laboratorio, partendo da un’esperienza condivisa ed emotivamente ricca, ha mirato a riattivare le connessioni mente-corpo, apprendendo dalle emozioni, facendo emergere nel bambino la memoria e l’esperienza di un sé che può agire sull’ambiente – letteralmente, in quanto è stato investito delle loro tracce, anche attraverso i cuscini – invece che soltanto reagire ad esso. Tali attività espressive danno la possibilità d’organizzare e integrare il corpo in un’area simbolica che favorisce la rappresentazione dei vissuti emotivi.

Focus tematico: lo spaz-io

I bambini sono stati accolti come narrazioni; come tante “casette” – come la lumaca si porta dietro la sua casa sul dorso -, portano di fatto la loro vita dentro a questo spazio-laboratorio con la loro

semplice partecipazione. Che è stata, di fatto, una partecip-AZIONE che li ha visti impegnati a narrarsi come corpi da abitare, secondo le modalità di casa che più sentivano proprie. Bambinipalafitta su mari burrascosi; bambini-nido, sospesi tra terra e cielo; bambini-mattone, bambini-dipaglia…bambini-tenda indiana, dalla pianta circolare e dunque, priva di ombre interne, angoli spigolosi. Bambini-casa da restaurare, dove ci piove dentro, o bambini-accoglienti, dove al loro interno ci si sente a casa propria.

La planimetria della casa, suggerita a livello visivo dal setting del laboratorio, ma anche dagli stimoli che sono stati proposti loro, suggerisce questo: è una scansione dello spazio che vede dei confini più chiari, ordinati, che possono dare sicurezza; come anche dei confini che separano, lasciano fuori e creano differenze. Possono essere barriere o interfacce con ciò che separano. Ma soprattutto l’arte – e la casa -, è incontro con l’alterità. Il progetto è stato inquadrato nella logica del gruppo, seppur mantenendo un attenzione particolare ad ogni singolo bambino.

Il lavoro individuale con il bambino che presenta un disagio ADHD, rientra in un intervento di tipo cognitivo comportamentale. In questo caso specifico, ai bambini si è tentato di far apprendere un modo di fare creativo, per stare nel mondo e nel mondo-degli-altri, col fine di controllare l’impulsività, attraverso il riconoscimento delle proprie emozioni e lo sviluppo di comportamenti alternativi di espressione della emotività. La procedura di risoluzione dei problemi vuole una buona dose di creatività, ed è passata attraverso i seguenti momenti:

  • identificazione di un problema
  • generazione di alternative
  • scelta, realizzazione e valutazione di una soluzione

Si è reso necessario operare in gruppo, con la finalità di promuovere tutti quelli atteggiamenti inclusivi, che possano veicolare dinamiche interattive positive, per mezzo delle quali il bambino possa sentirsi accettato e capito dagli altri.

Opere di artisti contemporanei utilizzate nel laboratorio

Le opere utilizzate come pretesto, sono state, tra le tante, le case-nido di Dre Wapenaar, le unità abitative di Andrea Zittel, gli igloo di Mario Merz, le case-tenda di Lucy Orta, gli edifici impacchettati di Christo, i luoghi sacri vegetali di Giuliano Mauri, le stanze delle meraviglie di Sandy Skoglund o di Yayoi Kusama.